Lettera pubblica

Cara Elvira,
ti scrivo dalla scrivania di una certa Chiara. Sono nell'ufficio di Zia Doriana. Davanti a te c'è una signora bionda che è la mamma di un ex compagno di scuola. 

Oggi hai pianto a pranzo, o meglio abbiamo pianto. Mentre salutavi con un bacio nonna e nonno, mentre esprimevi il tuo dispiacere perché una tizia in ufficio ti ha fatto notare che sei "sconfitta" perché hai scelto di tornare dagli Stati Uniti dopo solo un anno. Poi la zia Ginì che ti fa notare che è brutto fare lavori online, che ci vai a fare nell'ufficio di Doriana eccetera eccetera. 

Questo periodo ha i pianto un sacco. Ma non con le lacrime come facevi prima. Con uno stato di costante prostrazione e sconforto. Per scelte che non ti hanno portato per ora da nessuna parte, perché ti senti giudicata perché non hai risposto alle aspettative. La Florida, la grande sfida, il guanto gettato. La sofferenza che hai provato che ti ha cambiato. Ti ricordi? La chiamata di Fabrizio, le domeniche a pranzo con Carme. Le lacrime, tantissime.

Oggi tanti pensieri e impegni che non hanno trovato una continuità. La paura di non trovare un tuo posto o un bel lavoro. Che è una bel lavoro per te? Uno che ti paga abbastanza, che ti fa viaggiare, che ti fa imparare. 

Dottorato? Lo voglio o lo volevo.

Spero che quando leggerai queste parole avrai imparato a non rivangare il passato per riordinarlo come una composizione di fiori secchi. Ma che pensi al futuro, che sei innamorata. Che hai fiducia in te e anche nella vita. Che non hai paura e che sei coraggiosa. Oggi ho disatteso questo pensiero della Zia Lela: te lo ricordi? 8 anni fa: voglio che diventi una donna forte e coraggiosa. Al Silvestrini quando non sapevo sarebbe stato l'ultimo Natale. 

Vorrei aver raggiunto quel punto, ma no. E' forse un giro di giostra più lungo e di cui non vedo la fine.

Non avere paura, Elvira. Ti prego. Promettimi che non ne avrai.

Best,Elvira