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Lettera pubblica

Benvenut*! In questa pagina potete leggere una delle lettere pubbliche inviata da una persona al proprio io del futuro.


Lettera #
Scritta il 10 mar 2023

  Tempo trascorso: 365 giorni

Ciao Giulia,

è da qualche mese che avevo in mente di fare questa cosa, ma come ben sai siamo delle procrastinatrici nate, specie quando si tratta di mettersi sedute a fare i conti con la propria emotività. Mi piace pensare che questo cambierà nei prossimi 365 giorni, che la terapia nel frattempo ci abbia rese più coraggiose, più audaci e un pizzico più impulsive. Non troppo, quel tanto che basta per non rimuginare anche sulle cose che semplicemente non osiamo ammettere di desiderare. L'ultimo anno è stato particolare, pieno di cambiamenti, alcuni tangibili, altri meno. La convivenza con V sembra aver trovato un punto di equilibrio, nonostante da dieci giorni i tuoi ritmi quotidiani siano stati stravolti dal nuovo lavoro a tempo pieno. Che poi in realtà così nuovo non è, sono cambiate solamente le modalità: uscire tutte le mattine prestissimo, mentre V è ancora a letto e rientrare mentre è già pronto ad armeggiare ai fornelli impiastricciando la vostra cucina è qualcosa che fino a un anno fa sembrava fantascienza. La verità è che il 2022 è stato davvero strano, travolgente, imprevedibile e tu, al momento, stai portando sulle spalle tutto il peso dei suoi strascichi. Perché per certe cose evidentemente ci vuole tempo. Ma è vero poi che il tempo cura ogni ferita, ogni abrasione dell'anima, e che sia in grado di cancellare momenti, sguardi, parole, vertigini ma soprattutto il ricordo di tutto questo? Forse più che tempo servirebbe una lobotomia, bella potente persino. Una parte di me si augura che tu, ovunque sia e qualsiasi cosa stia facendo, sia riuscita a buttarti tutto questo dietro le spalle. Ad andare avanti. Perché è evidente che io ancora non ci sia riuscita. E credo sia colpa dell'altra parte di me, quella che non vuole rassegnarsi a sigillare tutto in una scatola dei ricordi, seppur consapevole sia la cosa più giusta e intelligente da fare. Per sopravvivere. Per smetterla di dilaniarsi così. Di sentirsi bloccata in un tempo sospeso, in un tempo fatto di non attesa, di non concesso, di rimpianti e non rimpianti, di non fatto, di cose mai successe e di parole, tantissime e bellissime parole. Sono sempre state le parole e saranno sempre le parole a farsi spazio, prepotenti, nella cortina di ferro che divide la persona che nascondi di essere da quella che dai in pasto agli altri. Ti attraversano come le lame di un coltello, si aprono squarci profondi e si annidano da qualche parte dentro di te. O forse sono ovunque. Non soltanto nella testa, non semplicemente nel cuore. Sono nella pancia, nelle ginocchia, nella gola dove danzano e si intrecciano in un nodo insostenibile, nella lingua e nei denti, negli occhi in cui si mescolano al velo di lacrime quando le lasci libere di muoversi e accarezzare i ricordi. 

Vorrei non fosse tutto tanto difficile, adesso. E sapere di non poterlo dire a nessuno, sapere che nessun altro capirebbe, alimenta questo vortice perpetuo di malinconia e desiderio. A volte mi domando se non sia solo un modo per rimanere ancorata a quella che sono stata finora - una sognatrice incallita? una sovversiva del naturale corso della vita con le sue responsabilità? - e rifiutare quello che la vita, la società, il mondo si aspetta da me. Per restare in questo tempo sospeso dove non conta l'età, i numeri non esistono, dove tre mesi possono essere come tre anni o un giorno, dove non importano i doveri e le promesse fatte agli altri, non ci sono responsabilità nei confronti di nessuno al di fuori di se stessi e della propria spudorata e irrazionale felicità. Un tempo sospeso estraneo agli eventi e alle tappe che scandiscono, nella realtà, la prassi della crescita, dell'invecchiamento, della vita. Non so se troverò mai una risposta, se arriverò al punto in cui manderò tutto all'aria per rifuggire il senso di claustrofobia che mi provoca il solo pensiero di incastrarmi e adattarmi a questi schemi, ad un percorso già tracciato da secoli, a chiudermi in una Fortezza Bastiani dell'esistenza. O se accetterò il mio destino impassibile e passiva, senza farmi domande, senza chiedermi "ma che cosa vuoi tu?", lasciando che siano gli eventi e gli altri a decidere per me. 

Spero che tu sia più coraggiosa, Giulia. Spero che tu abbia il coraggio di intraprendere le strade che hai sempre solo immaginato di percorrere, che tu possa lanciarti nelle situazioni con un briciolo in più di incoscienza, senza mettere davanti a quello che desideri quello che ti sembra giusto. Perché finora quello che ti sembrava e che magari era giusto non ha saputo che regalarti domande. Domande su come sarebbero andate le cose SE. Possibili scenari mai esplorati, rimasti lì ad accartocciarsi su loro stessi, come dei buchi neri. Sii coraggiosa, Giulia. Fallo per te, per me, per noi. Siamo ancora giovani per amarci, per amare, per ricominciarci, per ricominciare.

G.

Scritta il 10 mar 2023 -> Ricevuta il 10 mar 2024 | 809 parole
10 mar 2023 -> 10 mar 2024 | 809 parole

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